Si è concluso a inizio 2019 il progetto “Villaggio della Pace” svolto nella città di Takeo, in Cambogia. Il programma, attuato dall’UMMI in partenariato con l’Associazione Vittorino Chizzolini ONLUS di Bergamo e in collaborazione con la Diocesi della città di Takeo, è stato reso possibile grazie al contributo della Fondazione San Zeno di Verona.
Il progetto si è svolto nei villaggi della città di Takéo, capitale della omonima provincia, nel sud-ovest della Cambogia, a meno di 2 ore d’auto (90 km) dalla capitale, Phnom Penh. È qui che, nell’anno 2011, per rispondere alle esigenze di inclusione sociale nella società dei poveri, degli ammalati e portatori di handicap, è stato fondato il “Villaggio della Pace” da mons. Olivier Schmitthaeusler, vescovo di Phnom Penh e Presidente della Conferenza Episcopale della Cambogia e del Laos.
Il “Villaggio della Pace” ha come obiettivo l’accoglienza di diverse persone segnate dalla malattia (aids) e dalla disabilità, escluse dal contesto sociale, per garantirne l’assistenza necessaria e un accesso all’educazione,in un contesto di vita familiare e comunitaria. Non si tratta solo di garantire il nutrimento o un sostentamento dignitoso per le persone accolte nel Centro ma, con un approccio “olistico”, provvedere anche al loro “generale benessere” in linea con le finalità dell’UMMI volte alla continua ricerca della “Salute Totale dell’Uomo Integrale”. Questo impegno più ampio riguarda l’educazione, l’accesso alle cure sanitarie e soprattutto l’occupazione, perché è attraverso il lavoro libero, creativo, partecipativo e solidale che gli esseri umani esprimono e migliorano la dignità della loro vita.
Le attività svolte nel villaggio hanno tre principali obiettivi: il sostegno alle famiglie, l’educazione e lo sviluppo sociale ed economico. Nello specifico, il primo obiettivo del “Villaggio della Pace” è quello di essere di sostegno alla famiglie povere con bambini disabili o ammalati, con un sevizio di riabilitazione e terapie farmacologiche fornite attraverso un Centro di Accoglienza Diurno.
Un’equipe di 7 fisioterapisti, un assistente sociale, un infermiere e un professore, si fa carico dei ragazzi con disabilità psichiche. All’inizio del progetto erano circa 70 i casi complessivi seguiti, con una presenza media di circa 24-25 bambini al giorno, provenienti da tutta la provincia di Takeo, con una età media di 7 anni. Il secondo intento fondamentale è relativo all’educazione: nel villaggio sono stati creati due “shelter” (Centri di accoglienza) per gli studenti disabili e non, per permettere e garantire a tutti i bambini il diritto allo studio. Vi sono infatti anche studenti che provengono dalle scuole del circondario e che abitano sempre nel “Villaggio della Pace”, perché lontani dalle loro abitazioni, oltre ad alcuni studenti non disabili che svolgono anche un servizio di animazione per tutti gli studenti presenti. Dal 2013 è stata aperta anche una scuola materna frequentata sia dai ragazzi delle famiglie del “Villaggio della Pace” e del circondario, che dai ragazzi disabili, utilizzando però solo gli spazi ormai ristretti della biblioteca.
Nella logica di un approccio olistico, a completamento delle attività, nel villaggio ci sono 10 case disponibili per accogliere famiglie colpite dall’AIDS o con disabilità varie, ed in parte già occupate anche da una comunità religiosa delle Piccole Suore di Gesù che cooperano nella vita del villaggio, oltre a lavoratori locali e volontari internazionali. Il sostegno allo sviluppo economico si concretizza nella formazione professionale alle famiglie attraverso opportunità lavorative nella coltivazione dei campi di riso, nell’allevamento di suini e in un laboratorio artigianale. La Diocesi mette a disposizione delle famiglie otto ettari di risaie e campi da coltivare cogestiti dagli stessi abitanti sotto la direzione di un operaio agricolo.
Alcune semplici regole accettate e condivise dagli ospiti del villaggio stanno alla base della vita comunitaria, ricreando un ambiente accogliente, pacifico e di reciproco sostegno, formando un’unica grande famiglia: si promuove il lavoro in comune accordo e con l’aiuto reciproco; non è ammesso nessun atteggiamento discriminatorio a favore della tolleranza; è fondamentale il rispetto delle cose, delle persone e delle regole condivise; si richiede di mantenere l’ambiente pulito e in ordine; nel villaggio c’è libera circolazione nelle strutture presenti.
Il laboratorio presente nel “Villaggio della Pace” è rivolto alle madri che, aiutate da un istruttore, dopo aver accompagnato i figli al Centro si fermano a lavorare. Esse si dedicano alla tessitura della seta e del cotone (per uniformi), producono anche scope e spazzole: stoffe e oggetti che successivamente sono commercializzati in città. Provenienti da famiglie povere, queste madri hanno così l’opportunità di stare accanto ai loro figli, ricevono un pasto e possono realizzare oggetti artigianali.
Dopo l’iniziale apertura del “Villaggio della Pace” nel 2011, si era reso necessario sviluppare ulteriormente le attività scolastico-educative e lavorative, per far fronte alle sempre più numerose richieste di aiuto e per migliorare qualitativamente la risposta del servizio offerto. L’UMMI, dopo aver considerato il profondo interesse per un paese nuovo da scoprire, vista l’esperienza maturata sul campo, in ambito educativo e negli anni, anche in altre zone e, verificato il sostegno offerto da valide e storiche realtà locali direttamente interessate ad una possibilità di sviluppo, ha deciso di proporre la propria presenza in questo paese, attraverso una nuova forma concreta d’impegno e di espressione, segno di attenzione alla solidarietà e sottosviluppato.
Nello specifico, ha accettato la proposta della Diocesi locale per promuovere un intervento a favore dell’istruzione scolastica e della formazione professionale rivolte alle famiglie povere di Takéo, con bambini malati o portatori di handicap. Le attività del progetto si sono incentrate soprattutto su alcuni interventi edili: primo fra tutti la costruzione della nuova Scuola materna. Grazie all’ampia metratura del terreno a disposizione, è stato possibile creare spazi per i bambini, sufficienti per rispettare lo standard d’insegnamento Montessori, il cui metodo pedagogico si basa sull’indipendenza, sulla libertà di scelta del proprio percorso educativo (entro limiti codificati) e sul rispetto per il naturale sviluppo fisico, psicologico e sociale del bambino, quindi in un contesto non rigido, né uniformato. In totale sono state costruite due aule, una hall (aula magna comune con veranda coperta esterna), un ufficio di segreteria, una cucina e servizi igienici esterni. Da un punto di vista funzionale la sistemazione degli ambienti è molto adeguata, efficiente e a misura di bambino, con molti spazi usati per la ricreazione e attività formative.
L’interno delle aule è molto luminoso, aerato e spazioso, lasciando ampio spazio ai bambini per muoversi e giocare. Le aule sono arredate con scaffali, sedie, tavoli di legno resistenti e di qualità e con materiali educativi acquistati dalla Diocesi, anche con giochi interattivi e altro materiale didattico. Rispetto ai 26 bambini presenti prima del progetto, ora sono più di 40 i bambini che frequentano regolarmente queste strutture, divisi per età in 2 classi (4 e 5 anni). Con questa nuova e più ampia struttura, in futuro sarà possibile organizzare 2 turni di presenza (mattino e pomeriggio) per arrivare ad accogliere circa 100 bambini venendo incontro alla domanda crescente delle famiglie di Takéo.
Una volta terminata la scuola, si è data priorità alla sistemazione dell’area giochi. Anche qui si è scelta una struttura coperta in modo tale da poterla utilizzare pienamente tutto l’anno, anche nei giorni di pioggia. L’area è stata attrezzata con giochi ed è regolarmente attiva. La zona esterna è stata completata con una serie di giochi da giardino (altalene, scivoli, piccole giostrine). Con un’ampia piantumazione dell’area verde esterna si è dato ulteriore decoro alla zona adibita alle attività ludiche per i bambini. Poter destinare un’area comune per il gioco, dove mettere in contatto e in condivisione bambini disabili e non, favorisce il processo di accoglienza e l’inclusione sociale.
A seguire hanno preso avvio gli ultimi interventi minori tra cui l’equipaggiamento della biblioteca (arredi, libri, materiali) che, liberata nei suoi spazi dalla presenza dei bambini, accolti nella nuova scuola materna, ora è pienamente utilizzabile. Il tutto è gestito e coordinato da un membro dello staff organizzativo del “Villaggio della Pace” come da procedure di registrazione, consegna e ritiro già in atto. Il servizio è totalmente gratuito.
Infine si è portato a termine il progetto con la riparazione e sistemazione degli shelter (sistemazione del tetto e dei bagni), dove sono accolti attualmente 15 ragazzi, 9 femmine dagli 8 ai 14 anni e 6 maschi dai 10 ai 15 anni. A conclusione è stato costruito il nuovo Laboratorio Artigianale (nuova struttura per tessitura della seta e sartoria). Le mamme vi lavorano realizzando soprattutto scope e tappeti in fibra di cocco e carta in fibra di banana.
Un punto di forza del progetto è stato certamente l’affidabilità e l’esperienza della Controparte, ben radicata sul territorio e riconosciuta localmente dai principali Enti governativi.
La presenza e l’attività del “Villaggio della Pace”, le risorse investite dalla Diocesi locale, grazie soprattutto al contributo della Fondazione San Zeno di Verona, che ha condiviso con l’UMMI fin dall’inizio la realizzazione di questo progetto, oltre a dare una risposta concreta ad un bisogno, sono anche un segno positivo di attenzione e sensibilità verso i più bisognosi, di come attraverso l’educazione si punti a togliere dall’emarginazione i bambini più in difficoltà, favorendo l’inclusione sociale nella società dei poveri, degli ammalati e portatori di handicap, degli abbandonati, proponendo uno stile di vita comunitario, in un luogo protetto e aperto al mondo e promuovendo l’integrazione, la tolleranza, il rispetto della diversità e l’apertura culturale.