CURARE e PRENDERSI CURA

 L’UMMI 25 anni dopo

Eravamo a gennaio del 1992 e l’Angola – in guerra da molti anni – viveva alcuni mesi di pace transitoria, cui sarebbe seguita la ripresa di un conflitto che solo gradualmente, negli anni successivi, avrebbe portato ad una pace duratura.

E in quei mesi di pace transitoria l’UMMI – Unione Medico Missionaria Italiana – ha visitato, nella capitale Luanda, la missione dell’Obra da Divina Providencia – una delle Case dell’Istituto Don Calabria in Angola – e ha percorso, per conoscerne le condizioni di vita, l’enorme area popolata da rifugiati che si trovava e si trova ancora di fronte alla missione.

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La zona è tuttora denominata “bairro do Golf” – ancora dai tempi della presenza portoghese – ed è solo una parte del più ampio municipio di Kilamba Kiaxi, ove vivevano e vivono tuttora quasi due milioni di persone, due milioni di poveri.

Di fronte alla Casa dell’Obra si trovava anche il “Controle do Golf”, il posto di polizia che separava il territorio che era sotto il controllo delle parti in conflitto – il Movimento Popolare di Liberazione dell’Angola (MPLA) e l’Unione Nazionale per l’Indipendenza Totale dell’Angola (UNITA) – linea di “confine” che ognuno oltrepassava a proprio rischio, dopo essersi identificato.

L’Obra è in Angola dal 1982, in piena guerra civile, e a Luanda ha dato vita anche ad un’attività di assistenza sanitaria sul territorio, guidata nei primi anni dal medico Don Mario Castagnini, membro dell’Istituto Don Calabria.

La drammatica situazione sanitaria vissuta dalla popolazione, aggravata dall’assenza di infrastrutture e servizi igienico-sanitari, presentava indicatori tra i peggiori al mondo; tra questi una mortalità infantile, da 0 a 5 anni, pari nel 1992 al 330 per mille. E ciò con riferimento solo ai dati registrati; è evidentemente da ritenere che in un contesto di continua migrazione verso la città – messa in atto per sfuggire all’attacco o all’accerchiamento dei villaggi – il dato sulla mortalità infantile reale fosse ben superiore.

In questa situazione, in cui – come dice Don Calabria – “non c’è nulla da sperare umanamente”, la Congregazione ha deciso di sviluppare un servizio sanitario che desse risposta al principale problema di questa vastissima popolazione.

La visita dell’UMMI aveva questa finalità; produrre uno studio di fattibilità – raccogliendo ogni dato necessario – e redigere sul posto il programma di intervento per lo sviluppo di una rete di servizi sanitari centrali e territoriali.

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Il progetto, effettivamente redatto nel corso della visita del gennaio 1992, prevedeva in sintesi l’avvio di attività territoriali in quattro Centri e la creazione di un Centro Diagnostico e Materno-Infantile presso l’area utilizzata dall’Obra alla periferia di Luanda.

Il progetto ha preso avvio immediatamente e i quattro Centri periferici si sono dotati negli anni di strumenti e percorsi diagnostici per le patologie a maggior rischio di mortalità – malaria in primis – e della presenza del medico.

Oltre ad una grande mole di attività ambulatoriale – data anche dalla densità di popolazione nell’area – presso i Centri vengono svolte attività di diagnosi precoce, prevenzione, in particolare per la fascia materno-infantile, e di formazione.

I numero di questi Centri è salito recentemente a cinque, grazie all’inaugurazione di un ampio Centro Medico – con sezione di ostetricia e maternità – in una nuova zona dell’area urbana.

Il Centro Diagnostico e Materno Infantile realizzato nel 1993 – oggi divenuto Hospital Divina Providencia – ha iniziato la sua attività puntando principalmente sulla capacità diagnostica di laboratorio e per immagini e su un’attività ambulatoriale specialistica diversificata, svolta in buona parte dietro l’azione di filtro promossa dai Centri Medici.

Con il tempo è stato perfezionato il sistema dei trasferimenti interni ed esterni alla rete sanitaria e sono stati attivati nuovi settori di intervento.

Nel 2001 è stata aperta la Divisione di Pediatria, con 55 posti letto, e costruite dai Volontari dell’UMMI la Divisione di Medicina, con 54 posti letto, e il Centro per il controllo della Tubercolosi, che oggi ha in trattamento circa 1.700 persone.

Negli anni successivi è stato inoltre creato un Centro per diagnosi e cura dell’HIV, che oggi provvede all’accompagnamento di quasi 6.000 ammalati.

Quello che nel frattempo era diventato l’HDP – Hospital Divina Providencia – viene ufficialmente riconosciuto dal governo angolano come parte del servizio sanitario locale.

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Inoltre negli ultimi quindici anni è stato sviluppato un fondamentale settore di attività, che si può ricondurre al più generale tema della “lotta alla malnutrizione”.

Visto il rilievo che la problematica assume, anche rispetto alla vulnerabilità verso le patologie emergenti, si è articolata l’attività di lotta alla malnutrizione con interventi dedicati presso l’Ospedale, con la prevenzione, la formazione e l’integrazione alimentare presso i Centri Medici, e con la costruzione di un Centro Nutrizionale Terapeutico con 22 posti letto presso il quale i bambini colpiti da malnutrizione severa possono risiedere con le mamme per il tempo necessario anche alla gestione della nutrizione una volta completata la dimissione.

In questi mesi è infine allo studio un progetto per la creazione di una Divisione di Malattie Infettive.

Questo progetto, così essenziale per centinaia di migliaia di persone e così difficile da immaginare 25 anni fa in quel contesto, si è gradualmente realizzato.

Ciò grazie innanzitutto ai Religiosi dell’Obra da Divina Providencia, che hanno scelto di stare accanto a questa popolazione dal 1982, quando cadevano le bombe e spostarsi sulle strade era un rischio quotidiano, che hanno creduto e partecipato alle diverse fasi dell’intervento sanitario e che hanno sostenuto l’ azione dell’UMMI e dei suoi Volontari.

Il progetto si è realizzato grazie a questi ultimi, i Volontari dell’UMMI, 253 persone che con diverse professionalità e periodi di permanenza hanno garantito – sia nelle strutture che nella qualità sanitaria dei servizi – la crescita di questa rete sanitaria. Tra di loro c’è anche chi sta per “compiere” 20 anni di presenza.

Ma i Volontari hanno garantito anche l’attuazione delle  finalità statutarie dell’Unione poiché si sono posti “a servizio dell’uomo”, mettendo a disposizione non solo la loro professionalità ma anche la propria persona, perché ogni vocazione al servizio è dono.

Il progetto si è realizzato inoltre – consentendo all’UMMI un impegno economico di oltre 16 milioni di euro in 25 anni – grazie alle persone fisiche, agli enti privati e agli enti pubblici che ne hanno sostenuto, con contributi ed erogazioni, i singoli passi, consentendo all’intero programma un percorso sicuro di sviluppo a beneficio di un altissimo numero di persone.

Il ruolo di ciascuno, così come ricordato in queste poche righe, ha avuto un peso determinante e ha rappresentato concretamente il volto della Provvidenza che – dall’altra parte del mondo – si è manifestato come risposta viva e vera a ciascuno di quei poveri che – incolpevoli del loro bisogno e in maniera inattesa – hanno potuto ritrovare la salute e il conforto umano.

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