Fondo Infanzia Bisognosa
«Molto di ciò di cui abbiamo bisogno può attendere, il bambino non può; a lui non possiamo rispondere “domani”, il suo nome è “oggi”».
Sono queste le parole con le quali il FIB si presenta e che lo caratterizzano. Costituito presso l’UMMI, il Fondo, attraverso donazioni volontarie, si propone di dare un concreto contributo alle molteplici richieste di aiuto avanzate da Istituzioni missionarie cristiane che operano soprattutto in India e in America Latina, o da Controparti locali con le quali l’UMMI co-opera attraverso i suoi Progetti e che lavorano con passione e serietà a favore dei più piccoli e poveri.
Il FIB lavora a favore dei pazienti più giovani (da 0 a 16 anni) che necessitano di cure particolari, trattamenti medico-chirurgici, farmacologici e/o protesi, apparecchi ortopedici, acustici ecc. da acquistare in loco. Il FIB si conferma come un progetto concreto e uno dei suoi punti di forza consiste nell’aiutare i bambini/ragazzi “sul posto”, nella loro terra, senza la necessità di abbandonare affetti, cultura e tradizioni fondamentali per la loro formazione. Una sfida e uno stile che nel tempo hanno avuto conferme.
Il Fondo è gestito dal Consiglio Direttivo dell’UMMI ma ha un proprio Statuto e si avvale esclusivamente della gratuità del volontariato. Le richieste, ciascuna riferita ad ogni singolo bambino o ragazzo e sempre nell’ambito della salute, vengono vagliate attentamente sia nella formulazione che nella relativa documentazione e, per la valutazione clinica, il FIB si avvale della collaborazione di medici sia interni al Consiglio Direttivo che di professionisti esterni volontari. Il contributo deliberato per ogni bambino viene inviato nel più breve tempo possibile e, alla Controparte che ha formulato la domanda e che ne é quindi responsabile, viene richiesto l’impegno di una puntuale relazione di riscontro. In occasione delle visite ai Progetti UMMI viene regolarmente verificato in loco anche l’operato delle Controparti FIB.
«La tempesta è capace di disperdere i fiori, ma non è in grado di danneggiare i semi». Kahlil Gibran